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A Georges Sécan con amichevole ammirazione, Michel Tapié 1975

 

Sécan è uno dei grandi artisti di questo secolo, e attraverso la sua arte ha vissuto le profondità dell’estetica nel suo favoloso e commovente divenire: così fin dal 1941, in un testo scritto e edito in India in lingua inglese, egli ha parlato di “subform”, quasi dieci anni prima che, esteticamente parlando, io definissi e testimoniassi i “significanti dell’informale”, cogliendo con quest’ultimo termine le favolose e polivalenti prospettive da esplorare nelle proposizioni indefinite delle strutture d’insieme artisticamente significative per un’era “autre” infinitamente lunga.

Mi ricorderò sempre dello choc che ho provato, nel suo mero incantamento artistico-estetico, visitando il Palazzo dell’ONU a New York: appena completato con una dozzina di sculture e dipinti monumentali dei più famosi artisti dell’epoca, vedendo per la prima volta un murale di Sécan, che ancora non conoscevo, e che ho ritrovato e conosciuto a Milano più tardi, all’epoca della sua grande retrospettiva al Palazzo Reale e dove mi ha dato l’immensa gioia di domandarmi un testo per l’importante manifestazione di prestigio in questa sede, dove egli succedeva a Picasso e a Boccioni. Da allora Sécan ha continuato felicemente la sua grande avventura artistica del subform in grande stile,  ed è dato all’opera di pochi grandissimi creatori assicurare la meravigliosa continuità artistica, tanto minacciata dalla peggiore confusione del gregge dei consumatori dimentichi del detto di Picasso:” La moda, è ciò che si demoda”.  Sécan, lontano da queste trappole di stupidità, procede magistralmente nel superamento della grande e sublime avventura per gli “amatori”,  innalzando il loro amore a questa potenza d’incantamento fascinatore nei “dipinti” altamente e totalmente degni di questa definizione.

                           

Michel Tapié, 1975